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Vabbè

il blog di stefano Jun 16, 2023

Che diamo fastidio è cosa nota. Che si ricorra a qualunque mezzuccio per scaricare m... (pardon: fango) su di noi è un giochetto che si perpetua da almeno un quarto di secolo. Poiché al mondo non c’è altra abbondanza che d’imbecilli, è a loro che ci si rivolge, e lo si fa con successo.

Domani Siena sarà teatro di una sceneggiata nel corso della quale l’Università di Siena darà il meglio di sé rivelandosi per quello che è e quello che vale. Lo stesso giorno, nella stessa città ma in tutt’altro ambito, un ambito in cui, come ovvio, l’Università non ha nulla a che fare, mia moglie, la dottoressa Antonietta Gatti, sarà premiata insieme con altri scienziati, con il Caterina da Siena Humanity Award (https://www.freehealthacademy.com/blog/scienza-vecchia-e-scienza-nuova). Nessuna sorpresa se la cosa ha suscitato l’interesse di qualcuno che non gradisce il disturbo.

Stamattina, infatti, arriva una telefonata da parte dell’organizzazione del premio: qualcuno li ha avvertiti che la Guardia di Finanza ha sequestrato le attrezzature di ricerca della famigerata dottoressa Gatti. Come si fa a premiare un personaggio del genere?

La notizia arrivata ora è del febbraio 2018, e il “controllore” ben si è guardato dal completarla, riportando che il Tribunale di Reggio Emilia stabilì immediatamente che il sequestro era illegittimo, e il materiale sequestrato doveva essere restituito subito e intatto. E la cosa finì lì, prescindendo dall’enorme danno, e non solo d’immagine, che quell’atto ci causò.

Chi andasse ad esplorare Internet, troverebbe immediatamente la notizia del sequestro, ma non troverebbe il suo seguito, per immediato che sia stato. E così troverebbe chi cercasse la cosiddetta denuncia sporta da una bizzarra associazione chiamata grottescamente Patto Trasversale per la Scienza, una sorta di Circolo Pickwick in cui c’è di tutto tranne che anche un solo scienziato che tale possa essere chiamato secondo la definizione di Enrico Fermi. Così come chi avesse voglia di trovare materiale troverebbe analoga denuncia sporta, a loro dire, da un sindacato di infermieri. Va da sé che tutta quella roba, se mai è davvero esistita, perché io non ne ho notizia, sia finita nel cestino della carta straccia.

Se, poi, si volesse esagerare, si potrebbero riesumare gli articoli di tale Valeria Rossi (requiescat in pace) in cui si assicurava che il microscopio sottrattoci lavorava a pieno ritmo presso l’università in cui era finito. Che quell’apparecchio sia rimasto, invece, inutilizzato per due anni è cosa che non viene tenuta in considerazione. Della sentenza del Tribunale di Reggio Emilia a proposito di quel “trasferimento” manca pure qualunque accenno nella sconfinata osteria di Internet.

Insomma, tra notizie a metà e falsità complete, porcherie per i coprofagi ce n’è a iosa.

Per quanto mi riguarda, io non so che farci. Chi propaga e usa quella roba è un delinquente, ma non vale la pena chiedere alla magistratura d’intervenire. Se non interviene su quel tale che, forte di zero voti popolari, fu presidente del Consiglio e propalò notizie non solo evidentemente false, ma falsamente allarmanti (https://www.youtube.com/watch?v=i8IGZehi1t0), e tace su bugie palesi pronunciate da un ministro (https://www.facebook.com/M5Scarlaruocco/videos/lorenzin-sbalorditive-dichiarazioni/1273206926123743/), perché dovrebbe occuparsi di pinzillacchere come quelle di cui ho detto?

 Chi crede a quella roba è un imbecille? Beh, ha una carriera luminosa aperta davanti a sé.

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