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Oh, che bel diluvio!

il blog di stefano May 19, 2023

Oh, come siamo buoni! Oh, com’è bello essere buoni! Oh, come mi commuovo al cospetto della mia commozione! Oh, com’è bello amare il prossimo mio come me stesso! Beh, quasi.

Il popolo italiano non lesina le lacrime. Il sangue, la distruzione, la catastrofe… tutti ingredienti insostituibili per sentire il cuore gonfio d’orgoglio, grati a noi stessi, perché noi, con un clic generoso, spediamo due Euro via telefonino, non importa a chi; perché noi, se fossimo sul posto, non esiteremmo a bagnarci i calzoni firmati per trarre in salvo la nonnetta che ha un metro d’acqua in cucina; perché noi, nella parte occasionale dei “massacrati”, siamo intervistati dalla tibbù cui raccontiamo “con grande dignità” della nostra casa che non c’è più, e ringraziamo, trattenendo le lacrime, le istituzioni.

In inglese si parla di “acts of God”, tradotto, di atti di Dio, per definire gli eventi naturali catastrofici e imprevedibili. Potrebbero esserlo, ad esempio, i terremoti, i maremoti, e potrebbero esserlo i nubifragi. D’accordo: senza cedere a dietrologie e complottismi che susciterebbero la giusta indignazione dei benpensanti, accettiamoli come acts of God.

Ma, se quegli eventi sono forse imprevedibili nel quando e nel quanto, non lo sono nella certezza che prima o poi avvengano, e basta dare un’occhiata alle cronache degli ultimi anni. E, allora, sarebbe opportuno farci trovare preparati per subirne le conseguenze nella minor misura possibile. Si chiama prevenzione.

Le scialuppe sulle navi, le cinture di sicurezza in automobile, la rete stesa sotto il trapezista del circo, il semaforo, il parapetto sul precipizio fanno parte della prevenzione tanto normale da non destare alcuna attenzione.

Ora in una zona della Penisola si stanno vivendo giorni non proprio piacevoli. Per qualcuno il verbo vivere è addirittura diventato inapplicabile. Certo: se piove, e piove tanto, è ovvio che l’acqua finisca nei fiumi e il livello si alzi. Si alzi tanto da traboccare. E qui comincia lo spettacolo: i gommoni che navigano per la strada, le automobili sommerse di cui si scorge appena qualcosa, le famiglie zuppe e infreddolite che si rifugiano sul tetto, diventando per qualche attimo star della tibbù, ora attrezzata con i droni che tutto vedono; i volontari, le forze dell’ordine, la protezione civile, i medici, i politici, i giornalisti abbigliati da nostromo… Che meraviglia! Tutto per noi che siamo sdraiati sul divano davanti allo schermo ad abbracciare idealmente chi non è noi. "Guarda, Maria: li tirano su con l'elicottero!"

Quanto costa tutto questo? Non credo ci sia una risposta attendibile, ma, se vogliamo approcciare l’evento dal mero punto di vista dei quattrini, credo sia tanto. E quanto sarebbe costato tenere puliti i corsi d’acqua ed efficienti le fogne? E alzare, irrobustendoli, gli argini? E preparare aree golenali? E non fare sottopassaggi che diventano piscine? Sono convinto che i costi sarebbero stati, e non di poco, inferiori.

I soldi? Sì, certo: occorrono soldi. Ma perché spendere soldi quando si può contare su un’emozionante e redditizia emergenza? Con le emergenze tutto diventa lecito, e, come abbiamo visto a L’Aquila, c’è chi si frega le mani e ride al telefono, pregustando il piacere di rimpinguare un magari già pingue conto bancario, non necessariamente in Italia. E poi, con le emergenze il popolo si entusiasma ed esterna tutta la sua gratitudine verso chi non ha messo in atto quella prevenzione che avrebbe impedito di godere dello spettacolo. Sembra un paradosso, ma le catastrofi sono più premianti di una campagna elettorale ben riuscita. I soldi? Evidentemente ci sono, visto che con le emergenze piovono.

In fondo, la sofferenza altrui costituisce da sempre un evento di sicuro successo. Da che esistono le cronache scritte, le esecuzioni pubbliche hanno richiamato una folla immensa disposta ad aspettare per ore l’entrata in scena del boia. In passato, per acquisire il favore dei nostri antenati, i candidati politici allestivano spettacoli gratuiti al circo dove venivano sbranati esseri umani. Oggi? Oggi non siamo poi cambiati di tanto. Oggi siamo solo più ipocritamente raffinati, perché siamo diventati “buoni.”

Si provi a pensare ad un partito politico che proponga di fare qualche sacrificio per mettere una solida pezza al degrado del territorio e delle infrastrutture. Temo che i consensi si staccherebbero di poco dallo zero. Ma, se un partito al potere non spende un centesimo a quello scopo e, anzi, respinge al mittente il denaro concesso per la bisogna, ecco la montagna di voti. Anzi, il diluvio. Forse inconsciamente, gli elettori sperano di godere dello spettacolo, sempre a patto che il sangue sia quello di qualcun altro.

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