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Parlare e lagrimar vedrai insieme

il blog di stefano Jul 28, 2021

“Ma noi che c’entriamo? Avrà avuto le sue ragioni!”

Più o meno è questo che ci sentiremo dire. Saranno i piazzisti multimandatari, gli “scienziati” di cartapesta, i pupazzi dei ventriloqui, quelli che infettano quel che resta dei cervelli. Saranno le puttanelle pontificanti, saranno i pennivendoli per tutte le stagioni, saranno i pezzi grossi, meno grossi, piccoli e piccolissimi a lavarsi così la coscienza che non hanno. Che c’entrano loro? Avrà avuto le sue ragioni.

Sarebbe facile lasciarsi trasportare dalla retorica, ma che bisogno ci sarebbe?

Ci sono tante maniere per uccidere un uomo e, giusto come gioco, propongo a chi ha la pazienza di leggermi di stilarne un elenco. Si può essere fisicamente brutali o si può essere raffinati. Alla fine, sarà il corpo ad essere tolto di mezzo. Ma, a volte, questo potrebbe non bastare. E, allora, si attenta all’anima, o chiamate come vi pare tutto ciò che è proprio di un uomo senza appartenere alle sue cellule. E qui la fantasia si scatena, soprattutto quando si hanno a disposizione, e senza limiti, tutti i mezzi per farlo. È qui che la vigliaccheria più malvagia miete consensi, perché essere in tanti significa avere ragione, e uccidere diventa un dovere oltre che, naturalmente, un piacere. Più si è, meglio è. Non è affatto raro, però, che non ci sia bisogno di altro che non sia spaventare chi “sta dall’altra parte,” magari anche solo chi ha l’ardire momentaneo di porre qualche domanda seccante. E, allora, non solo non c’è nemmeno l’incomodo di dover uccidere, ma tante volte, facendo paura, si guadagnano dei complici fidati.

Giuseppe voleva fare il medico. Giuseppe era un medico e in quell’essere medico c’era l’inevitabile essere uomo. Giuseppe credeva di dover guarire chi si rivolgeva a lui, e per questo era diventato un “diverso.” Fastidioso come tutti i diversi. Gli altri? Squallidi detentori di una pergamena, spesso grottesche marionette che si dimenano tra gli applausi bestemmiando su poltrone usurpate in cambio di quattro soldi e di un passaggio sulla ribalta di un sempre più osceno palcoscenico. I malati? Più o meno volontario bestiame da reddito. Giuseppe aveva un torto: quel bestiame lo guariva e, quel che è peggio, lo faceva a costi irrisori e senza alcun effetto che fosse sgradevole per il paziente e perseguito con successo da altri. Perché guarirli? Giuseppe non aveva capito.

Giuseppe non poteva restare a prestare la sua opera in ospedale: in ospedale si fa altro.

E adesso? Adesso Giuseppe ha scelto di lasciare il suo corpo per vivere in quelli che, in scienza e coscienza come blaterano i suoi “colleghi”, ha accompagnato a vivere e per diventare immortale.

Noi? Il nostro passaggio nella vita è quello che gl’inglesi chiamano un lampo nella padella. Che almeno per un attimo brilli.

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