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Disperatamente bella e inutile

il blog di stefano Dec 02, 2021

Pubblico così come l’ho ricevuta una lettera indirizzata a Mario Draghi, personaggio che siede alla presidenza del Consiglio dei Ministri senza poter esibire il “pass” di un solo voto popolare. Il personaggio ha licenza di fare il bello e il cattivo tempo disponendo come meglio crede della vita, della libertà e della dignità (in ordine crescente d’importanza) di un popolo. E un popolo è un mosaico di tessere, ognuna delle quali è un essere umano unico e irripetibile la cui caratteristica è di essere libero.

Credo di aver vissuto abbastanza per avere la certezza che le parole della lettera cadranno nel vuoto se non, peggio, nel letamaio della più becera irrisione.

Non importa l’argomento di cui di volta in volta si tratti né quale sia l’opinione di chiunque. La sola cosa che importa veramente è che quell’opinione la si possa esprimere ed esercitare in libertà, così come è parte integrante della dignità umana e, marginalmente, così come è garantito dall’articolo 21 di quella Costituzione che fa ormai parte dei caduti.

Autrice della lettera, bella quanto ingenuamente e disperatamente inutile, è l’avvocatessa Dalila Di Dio:

"Gentile Presidente Draghi, non immagina quante volte io, che ho scelto liberamente di vaccinarmi, mi sia pentita di averlo fatto.

Mi sono pentita ogni volta che ho visto un padre costretto a farlo per portare a casa il pane.

Ogni volta che ho visto uno studente rinunciare ad una lezione universitaria.

Ogni volta che ho scorto in lontananza una fila di cittadini davanti a una farmacia, in coda per acquistare 48 ore di diritti.

Mi sono pentita ogni volta che ho sentito qualcuno parlare di parassiti, sorci, disertori o blaterare di fucilazioni evocando Bava Beccaris.

Ogni volta che mi sono imbattuta in congreghe di semicolti che tra una risatina e l’altra dileggiavano chi aveva semplicemente compiuto una scelta diversa per la propria vita e sul proprio corpo.

Gentile Presidente Draghi, io della società che Lei e i Suoi sodali state laboriosamente costruendo non voglio far parte.

Non voglio far parte di una società composta da gente che si ritiene moralmente ed intellettualmente superiore per aver acconsentito a farsi somministrare un farmaco.

Non voglio far parte di una società in cui si gode smodatamente per l'emarginazione e l'esclusione di chi ha compiuto - legittimamente e liberamente - una scelta diversa.

Non voglio far parte di una società in cui ci si compiace di aver meritato dei diritti, cedendo al ricatto.

Non voglio far parte di una società di individui che accusano, additano e auspicano ostracismi e punizioni per i loro simili.

Io non appartengo alla schiera di chi obbedisce per quieto vivere.

Io non voglio essere premiata con diritti che sono miei per nascita.

Io non voglio che mi concediate alcuna libertà giacché io sono nata libera.

E custodisco la mia libertà come il bene più prezioso.

Pertanto, liberamente Le dico si tenga pure la Sua terza dose, il Suo super green pass e la Sua bella società.

Verrà il tempo."

Che il tempo venga è fin troppo facile da pronosticare, e dibatterne è solo esercizio da bar. Il problema è quando e quale sarà il prezzo di dolore da pagare.

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