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Castigat ridendo mores.

il blog di stefano Feb 08, 2022

Leggo la lettera che poi pubblico di seguito semplicemente perché ho avuto il piacere di conoscere di persona Valentino, il suo autore. La pubblico anche se ritengo che, prendendosi la briga di scrivere, Valentino commetta un errore.

Il signor Fiorello cui la lettera è indirizzata, così come tanti comici di regime, forse tutti, è un esemplare umano che qualche secolo fa non sarebbe stato accettato fra i buffoni di corte. Costoro, infatti, con i loro sberleffi mettevano spesso alla berlina chi passava loro un’elemosina e gli avanzi dei banchetti, e qualche secolo fa per loro, così come per la commedia, il latinista francese Jean de Santeul compose la frase “castigat ridendo mores.”

Castigare i costumi ridendo, però, non è per nulla facile perché occorrono intelligenza, cultura e raffinatezza, tre qualità che sono palesemente deficitarie in chi, a suon di grossolanità, è chiamato a far ridere il popolo. Quindi, non chiamiamo quei poveretti “buffoni di corte” perché l’etichetta significherebbe elevarli ad un rango che non può spettare loro. E non perdiamo tempo a curarci di loro. Questo per almeno due ragioni: la prima è che la loro cultura, la loro educazione e la loro intelligenza non sarebbero sufficienti per capire, e la seconda è che si attribuirebbe loro un’importanza che hanno solo agli occhi di gente che sguazza al loro livello e che non può interessare al di fuori dei cortili.

Comunque, ecco la lettera:

Gentile Rosario Fiorello,

mi rivolgo a lei con questa lettera aperta che pubblicherò sui miei social.

Lo scopo della mia lettera è di renderla edotto che durante il festival di Sanremo, che io non ho seguito, lei non mi è sembrato molto "gentile" con me e credo con una buona fetta di suoi concittadini.

Ho pensato molto prima di scriverle, tentando di mitigare rabbia e amarezza per le sue parole, credo volte a far "ridere" un uditorio più o meno vasto. D'altra parte questo è il suo mestiere. Non voglio ovviamente insegnarle il mestiere, io sono piuttosto noioso, ma a volte si deve mettere il 'matto in piazza' per far ridere i cortigiani.

Nel mio caso, in qualità di padre di un figlio danneggiato da vaccino, il suo sketch di ieri non mi ha fatto ridere, mi ha profondamente amareggiato.

Mi permetto di dirle che se il suo mestiere comprende farsi beffe del dolore altrui, ridere e far ridere sulle pene e le lacrime di molti suoi concittadini, lei ha sbagliato mestiere.

Se lei avesse raccontato una barzelletta sugli ebrei, sugli omosessuali, sui Testimoni di Geova, sugli handicappati, sui terroni e così via, cosa si sarebbe aspettato?

Mio figlio non ha potuto vivere una vita normale e fortunatamente non ha visto la sua performance. Credo non avrebbe riso, con non l'ho fatto io.

Non le racconto le peripezie sue e della nostra famiglia sino ai tribunali per i successivi rifiuti vaccinali. Non le racconto le lacrime alle riunioni Corvelva ove i genitori più fortunati erano quelli il cui figlio dopo il vaccino era deceduto.

Non credo che lei non avesse in copione altre gag per quella serata. La mia domanda è: perché ha scelto quella? Perché non una bella barzelletta su forni crematori o sulle pratiche sessuali gaie?

Ridere del dolore altrui non è giustificabile con ignoranza dei fatti o buona fede. Lei ha aumentato la tensione sociale già esistente dopo due anni di comunicazione stalinista di tutto il mainstream. Mi era simpatico, sottolineo era. Ora evito il giudizio e comunque mi terrò lontano da spiriti e spiritosi come lei che spargono sale su ferite ancora aperte.

Avrei molto altro da dirle ma uso un suo isolano:  "«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà… Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini… E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi…E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito… E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre… »

Scelga lei la categoria.

Buona Vita

dott. Valentino Soramaè Palazzi

Ora io mi domando che cosa accadrebbe se i circenses di stato lasciassero il via libera a chi potrebbe facilmente prendersi gioco dei cretini (lo dico in senso medico) che affollano tanti pulpiti, magari a spese pubbliche. 

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